Non è un caso isolato

In Guatemala, si è appena concluso il caso giuridico della terza miniera di argento più grande al mondo, il mega-progetto responsabile di inquinamento e violazione dei diritti umani. Il reportage ne ripercorre la storia.

Rio de los Esclavos, il fiume degli schiavi. La leggenda vuole che nell’Oriente del Guatemala viveva una popolazione detta Xinca, l’unica della regione a non avere origini maya. Il fiume, elemento naturale e anello identitario, univa i territori occupati. Poi vennero gli spagnoli. Su quel fiume vollero costruire un ponte, e per farlo il più velocemente possibile invocarono il Diavolo, a cui in cambio promisero le anime dei lavoratori fatti schiavi. Continue reading

«SOMOS COMO TU»

«Somos como tu» è il nome della campagna informativa organizzata da «Pensamiento y Acción Social» – PAS con il sostegno di altre OING attive nella difesa dei diritti umani e presenti nella regione del Magdalena Medio, quali ECAP, IAP e PBI. La campagna è stata ideata al fine di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni del paese sulla drammatica situazione che stanno vivendo i leader sociali delle zone rurali. Nell’ultimo anno in Colombia si sono registrati più di 300 assassini di leader sociali rurali, e sono innumerevoli quelli che sono stati minacciati o aggrediti da milizie paramilitari o organizzazioni criminali. Si tratta spesso di leader che stanno in seconda linea, che non sono conosciuti al di fuori della loro comunità, che non appaiono sui giornali o in televisione e che si riuniscono a parlare di come difendere la terra dopo aver passato la giornata a lavorare nei campi. Probabilmente, proprio per il fatto di essere gente semplice e poco conosciuta la loro morte non fa notizia o, peggio ancora, viene stigmatizzata attraverso una falsa narrazione, che li associa alla guerriglia o al narcotraffico. In questo contesto la stigmatizzazione funziona in maniera piuttosto semplice ma molto efficace e contribuisce a discriminare coloro che si battono per difendere i propri diritti. Il risultato sarà che quando uccideranno il prossimo leader sociale la gente si girerà dall’altra parte e il fatto verrà giustificato senza più indignare nessuno, perché «tanto era un guerrigliero». Queste notizie false producono l’indifferenza che consente ai gruppi paramilitari di agire impunemente, e basta scambiare un paio di parole con un taxista di Bogotà per capire che questa falsa narrazione si stia espandendo a macchia d’olio, soprattutto nelle città.

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STORIE DI FIUMI

Il Magdalena Medio è una regione confrontata con una massiccia produzione di petrolio, le numerose pompe petrolifere sono dislocate un po’ ovunque e rendono il paesaggio piuttosto desolante. Naturalmente le conseguenze dell’estrazione e della lavorazione del petrolio si percepiscono in maniera evidente sul territorio. Infatti, la qualità dell’aria è pessima e basta dare un’occhiata al fiume per rendersi conto di quanto sia inquinato. La città di Barrancabermeja fornisce un’immagine perfetta della fragile condizione ambientale del Magdalena Medio, l’impatto visivo delle raffinerie che sorgono in mezzo alla città è molto forte ed e difficile abituarcisi, anche dopo mesi che si vive in città. Alcune settimane fa un ricercatore dell’università ci ha accompagnato, con una canoa a motore, lungo il labirinto acquifero che circonda Barrancabermeja. È impressionante vedere come i fiumi che stanno nelle immediate vicinanze delle raffinerie siano praticamente neri e privi di vita. Continue reading

Settimana internazionale della donna: la voce alle attiviste indigene Maya Ch’orti

GUATEMALA. Nell’ambito della settimana internazionale delle donne, abbiamo intervistato due attiviste per la difesa dei diritti umani dell’area Maya Ch’Orti. Le donne intervistate sono Elfa Marina Escalante Vásquez, autorità indigena di Campanario Oratorio, e Yesenia Eunice Matínez, autorità indigena della comunità di Corozal Arriba. Quest’ultima sostituisce attualmente il sindaco di Corozal Arriba José Mendez Torrez, che insieme al tesoriere Melvin Alvarez García ed altri cinque compagni della comunità si trovano attualmente in carcere preventiva, vittime della criminalizzazione, in attesa del processo che si terrà il prossimo 25 maggio 2018.

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Una comunità indigena criminalizzata

Corozal Arriba: dalla gioia alla tragedia

La storia del popolo Maya Ch’orti percorre i secoli e ancora le sue radici nelle civiltà che precedettero l’invasione spagnola. La sua distribuzione geografica attraversa le frontiere che dividono gli Stati di Guatemala, Honduras e El Salvador. Per quanto riguarda la storia recente, il popolo Maya Ch’orti condivide con gli altri gruppi etnici originari del Guatemala diverse lotte politiche e sociali: la rivendicazione di riconoscimento in quanto popoli indigeni, il processo di memoria storica e giustizia transizionale per il genocidio subito durante la presidenza di Rios Montt (1982/83), la resistenza ai mega-progetti in campo idroelettrico ed estrattivo e la lotta per l’accesso alla terra in quanto proprietà collettiva dei popoli ancestrali per diritto di occupazione storica. Continue reading

La lotta contro il “Mega progetto idroelettrico di Xalalà”

Un tema cruciale nello stato del Guatemala, e più specificamente nella regione di Ixcan/Coban, è il conflitto socio-ambientale: popolazione e diritti umani sono minacciati da megaprogetti incrementati da imprese sostenute dal governo, in particolare dalla costruzione della diga di Xalalà sul fiume Chixoy, il terzo più grande dello Stato. Si tratta di un progetto idroelettrico mastodontico e la diga diverrebbe la seconda per capacità.

Il governo di Otto Pérez Molina (presidente dal 2012 al 2015) l’ha dichiarato una priorità per lo Stato senza verificare altri metodi alternativi, ne considerando l’impatto ambientale seppur, secondo uno studio del “Banco Interamericano de Desarrollo”, l’America Latina abbia un gran potenziale di fonti di energie rinnovabili locali. L’obiettivo dell’ex presidente Pérez Molina di: “contribuire allo sviluppo energetico sostenibile del paese con equità sociale e rispetto per l’ambiente”, ha generato sviluppo ma, nel contempo, ha violato i diritti umani dei nativi coinvolti. Negli ultimi anni questo conflitto si è esteso, aumentando le sfide alla giustizia sociale.

Il diritto dei popoli indigeni afferma che essi devono essere consultati per tutti i progetti che hanno delle conseguenze sulle loro vite e sul loro territorio, ma, purtroppo è spesso disatteso.

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La sentenza del caso “Sepur Zarco”

La giustizia è infine arrivata per le donne di Sepur Zarco.

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Il 26 febbraio passato, il Tribunale di Alto Rischio A ha reso il verdetto e condannato l’anziano ausiliare militare Heriberto Valdez Asig e il Luogotenente Colonnello Esteelmer Francisco Reyes Girón a rispettivamente 240 e 120 anni di carcere. Per la prima volta nel mondo, i crimini contro l’umanità sotto forma di violenza sessuale, schiavitù domestica e schiavitù sessuale sono stati giudicati in un tribunale nazionale.

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